Giornale: Il Roma giovedì 16 febbraio 2012
Il Convegno: Le prospettive della chirurgia estetica all’Ordine dei Medici
“Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia“, questo il titolo del convegno incentrato sul tema della chirurgia estetica, tenutosi all’Ordine dei Medici di Napoli.
La scelta del celebre verso composto da Lorenzo il Magnifico sta ad indicare un monito da parte dell’ambiente medico, che mette in guardia da trattamenti invasivi a cui sempre più spesso si ricorre per combattere le problematiche legate all’invecchiamento cutaneo.
La nuova frontiera della medicina risiederebbe nel nostro grasso. Al convegno la dottoressa Daniela Maresca, chirurgo plastico di fama internazionale, ha infatti delineato un quadro generale delle caratteristiche della tecnica del lipofilling, un vero e proprio “trapianto di grasso”.
Questo trattamento, grazie alle numerose cellule staminali presenti nell’adipe, consente un ringiovanimento cutaneo, garantendo risultati duraturi e naturali, obiettivi esclusivi della chirurgia estetica di qualità.
“Lo sfiorire della giovinezza può essere motivo di disagio” – ha affermato la dottoressa che ha poi spiegato che il volto dei bambini è caratterizzato dal turgore che raggiunge il suo livello massimo verso i venticinque anni di età. Con gli anni l’atrofia del grasso provoca inestetismi e cedimenti cutanei.
Tante le delusioni vissute dalla dottoressa Maresca prima di approdare a questa tecnica. “Ho intrapreso la chirurgia plastica trentatre anni fa – ha dichiarato – e le tecniche erano ancora lontane da quelle di oggi”. In particolare l’intervento per risolvere il problema della “culotte de cheval” prevedeva un lungo post operatorio e risultati deludenti. Da lì si avvieranno le sue ricerche per risolvere inestetismi simili con modalità meno aggressive. Avendo appreso che all’estero si cominciava a parlare di liposuzione, parte e modifica questa tecnica eliminando l’infiltrazione di liquidi per veicolare più facilmente il grasso, lavorando con cannule più piccole.
Al sorgere di inestetismi superficiali sorti in seguito ai primi interventi di liposuzione o all’iniezione di siliconi liquidi che, ancora oggi, alterano i lineamenti e le espressioni del viso in modo definitivo, si interessa alla tecnica del lipofilling con la quale risolve queste stesse problematiche. I risultati sono eccezionali ed il post operatorio va dai quattro agli otto giorni.
Tale tecnica garantisce ottimi risultati anche nella risoluzione delle dolorose ulcere da radioterapia o nell’eliminazione delle borse sotto agli occhi grazie al riempimento dello zigomo, più efficace del lifting o della blefaroplastica.
Nel corso del convegno sono state raccontate numerose storie di donne che hanno migliorato le proprie condizioni di vita grazie ad interventi di chirurgia estetica. È il caso di una paziente che soffriva di un grande accumulo di grasso nei glutei, madre di due figli e laureata in giurisprudenza. In seguito all’intervento ha abbandonato il proprio lavoro e dopo aver acquistato un computer ed uno scooter ha intrapreso un’attività privata. “Come se il peso (del grasso in eccesso) non le permettesse di volare” ha affermato la dottoressa Maresca.
Al convegno hanno partecipato anche lo psichiatra e psicanalista Roberto Musella che si è soffermato sugli aspetti psicologici che conducono le persone a ricorrere alla chirurgia estetica, rifacendosi in particolare alla figura di Narciso, ed il dermatologo Marco Spagnoletti, il quale ha dichiarato che gli interventi più richiesti dalle donne riguardano macchie, rughe ed imperfezioni superficiali della pelle, raccomandando l’utilizzo costante di creme solari che riducono il fotoinvecchiamento cutaneo. “Per prima cosa – ha concluso – va curata la salute della pelle”.
La dottoressa Maresca ha poi ricordato che la bellezza già nell’Antica Grecia era considerata un aspetto importante, non solo per la vita di tutti i gironi ma anche perchè le credenze religiose sostenevano che gli dei avessero sembianze umane e che l’armonia delle forme corrispondesse soprattutto ad un equilibrio interiore e noi, oggi, non possiamo che essere d’accordo.